Piantaggine
RIMEDI NATURALI > LE PIANTE MEDICINALI > LE ERBE DI DANIELA
Oggi vi racconto di una pianta infestante, presente abbondantemente sul nostro territorio, che possiede proprietà officinali veramente importanti.
Le varietà di Piantaggine presenti in Valle d’Aosta sono innumerevoli, ma con comprovate e studiate attività officinali ce ne sono tre: Piantaggine Lanceolata, Piantaggine Major, Piantaggine Media.
Sono piante autoctone, sono segnalate da sempre sul nostro territorio, almeno da quando l’uomo classifica la natura ed i suoi tesori.
Sono facilmente riconoscibili in quanto le foglie sono striscianti al suolo e molto nervate, si trovano ovunque dalla bassa valle fino a oltre i 2000 metri di quota.
Nella nostra cultura se ne è sempre fatto un uso abbondante, sia alimentare che medicinale, faceva parte delle sacre erbe primaverili con il tarassaco dei prati (che chiamiamo cicoria), gli spinacini selvatici, la bistorta (le biavette). Queste piantine, assieme alle prime viole mammola e margheritine, ci fanno finalmente sentire che la natura sta rinascendo e finalmente è tornata la primavera e finalmente possiamo ricominciare a nutrirci dei frutti della nostra terra.
La piantaggine si trova lungo ogni sentiero, vicino ad ogni orto o giardino, lungo le poderali e anche vicino alle strade asfaltate. E’ un infestante che si diffonde molto rapidamente in quanto produce, dalle sue spighe, migliaia di semi ogni estate. I semi vengono portati a spasso dalle nostre scarpe e dalle zampe degli animali, spargendosi ovunque. Gli indigeni d’america definivano la piantaggine l’impronta dell’uomo bianco proprio per questo motivo, dovunque fosse arrivato un colone, con le sue scarpe e le zampe dei suoi cavalli e le ruote dei suoi carri, aveva seminato tale pianta.
Le
spighe di questa pianta sono molto apprezzate dagli uccelli, infatti
chi ha degli uccellini in gabbia le raccoglie per nutrirli e anche
per curare qualche infiammazione che può averli colpiti.

La parte utilizzata ad uso umano è la foglia, raccolte tenere in primavera le foglioline di piantaggine possono accompagnare qualsiasi insalata oppure essere cotte in qualsiasi zuppa o usate per fare la frittata con le uova fresche del contadino.
In altre culture le preparazioni alimentari con queste foglie sono innumerevoli: dal pesto al ripieno per torte salate o ravioli oppure base per preparare la salsa verde. Sono un ingrediente presente tutto l’anno, tranne in montagna, dove il terreno vive per mesi sotto la coltre di neve invernale o nella morsa del gelo.
Dal punto di vista officinale si usano le foglie, la raccolta, per ottenere il massimo profitto, andrebbe fatta quando è già uscita la spiga ma prima che i semi cadano.
I principi attivi principali (perché è impossibile classificare tutti i costituenti una droga) sono: iridoidi (che la pianta produce per difendersi da ambienti ostili oppure da insetti e da eventuali malattie); flavonoidi (che non sono altro che i pigmenti colorati delle piante); tannini (altra difesa naturale delle piante, si trova principalmente nelle parti dure delle piante stesse, nelle radici e nelle bucce dei frutti); vari acidi (tra cui acido oleanolico, tesoro che la natura ci regala, presente tra l’altro nel prezioso olio extra vergine di oliva e null’uva).
Questo pool di molecole rende la piantaggine un prodotto antinfiammatorio, astringente, depurativo, antibiotico.
Gli usi che se ne possono fare sono innumerevoli, sia utilizzando la pianta fresca che conservata.
Uso delle pianta fresca:
quando magari durante una passeggiata ci punge un insetto la cosa da fare immediatamente è sfregare sulla parte una foglia di piantaggine;
se prendiamo una botta applichiamo subito cataplasmi di piantaggine;
se ci esce un foruncolo la cura migliore è applicare sul bubbone una foglia fresca;
per curare piccole ferite facciamo un leggero decotto con alcune foglie e, una volta raffreddato, applichiamo sulla parte interessata;
per gli occhi stanchi e arrossati facciamo un infuso di foglie tritate in una tazza di acqua bollente, filtriamo e facciamo degli impacchi con il liquido freddo sugli occhi chiusi, usando una pezza di cotone fatta bollire e raffreddare prima.
Non avendo, sulle nostre montagne, la possibilità di trovare le erbe medicinali utili durante tutto l’anno, diventa importante imparare a conservarle.
Il sistema più semplice è produrre la tintura madre alcoolica, il procedimento è molto semplice: riempire un vasetto di vetro di foglie fresche e lavate a dovere, quindi coprire con alcool. L’infusione deve durare almeno 21 giorni (ma anche di più) e deve essere effettuata all’ombra (in casa va benissimo), alla fine della macerazione filtriamo il prodotto strizzando bene le foglie e mettiamo il preparato in boccette con contagocce di vetro scuro. Conserviamo in casa lontano da fonti di calore.
Questa preparazione è indicata soprattutto per un utilizzo esterno, massaggi su zone doloranti, pezza imbevuta su un foruncolo, pezza tiepida imbibita nella zona ombelicale in caso di problemi intestinali.
La tintura madre si usa anche come coadiuvante in caso di dissenteria e di problemi urinari, antiallergico e antinfiammatorio per problemi della gola.
La preparazione che viene utilizzata più di frequente è lo sciroppo, se ne trovano ottime preparazioni in farmacia o erboristeria, ma si può anche ottenere con una preparazione casalinga.
Il procedimento è semplice anche se richiede un po’ di attenzione e di tempo: lavare le foglie di piantaggine, metterle in un vaso di vetro e coprire di zucchero di canna dopo aver aggiunto la scorza di un limone e qualche chiodo di garofano. Mettere il vaso al sole per 21 giorni almeno (dipende dalle giornate di sole del periodo), quando lo zucchero sarà completamente sciolto e le foglie rinsecchite scaldare a bagno maria (senza far bollire) e quindi filtrare lo sciroppo. Mettere in bottiglie di vetro e conservare in frigorifero.
Lo sciroppo si può utilizzare in caso di mal di gola e tosse stizzosa o con catarro, è un ottimo lenitivo. Lo consiglio anche in caso di cistite e problemi intestinali grazie alle sue capacità antinfiammatorie e antimicrobiche.
